Sul colle d’Argon, conosciuto anche con il nome di “Colle dei Pasta” in onore della nobile famiglia Pasta che qui vi soggiornò, si trova un esempio e testimonianza di caratteristica villa padronale, ora denominata “Tenuta Frizzoni”. La villa divenuta di proprietà della famiglia Frizzoni nell’anno 1822 tramite vitalizio con il nobile dott. fisico Giuseppe Pasta, risale al XVII sec., anche se subì nel corso della storia diversi interventi di ristrutturazione che ne modificarono l’aspetto, non da ultimo l’intervento di metà ottocento che gli conferisce ancora oggi l’impronta maggiore. Adagiata lungo l’asse della strada che taglia la collina quasi alla sua sommità, la villa è composta dal corpo padronale con elegante cortile e pregevole giardino in stile “romantico”, mentre adiacente ad essa si trovano, collocate lungo la strada, le cascine dove venivano svolte le mansioni agricole. Nella storica “ Tenuta Frizzoni ” adibita già dal 1990 ad accogliere meeting, convention e banchetti, è possibile oggi visitare ed essere ospiti della “Tinaia”, suggestiva ed affascinante cantina che dopo un attento lavoro di recupero e restauro, propone occasioni di ristorazione, momenti culturali ed enogastronomici. La Tinaia è gestita da Maver Events & Banqueting
La Chiesa di San Gerolamo è di ordine composito perchè di stile gotico lombardo, come dimostra anche la facciata, che si presenta imponente e maestosa La chiesa fu voluta dal parroco Don Isaia Longhi in sostituzione della vecchia cappella ormai inadeguata alle esigenze della comunità religiosa. il parroco si mise all’opera per realizzare la nuova chiesa parrocchiale, aiutato dal coadiutore Don Giovanni Secomandi e sostenuto dal conte Sforza della Torre. Il progetto fu affidato all’architetto Ferruccio Chemello di Vicenza, che in iniziò i lavori il 12 marzo 1902 e terminarono nell’estate del 1905. Il 7 settembre dello stesso anno il nuovo Vescovo di Bergamo mons. Radini Tedeschi la inaugurò solennemente. Alla realizzazione della Chiesa partecipò entusiasta l’intera comunità. Con ammirevole costanza e sacrificio si stabilirono dei turni di lavoro “gratis”, ogni famiglia doveva dare una giornata di lavoro ogni settimana per la manovalanza, il trasporto dei materiali, gli scavi ecc. La Chiesa è a una sola navata, ha la pianta a croce latina con due nicchie per gli altari laterali e una per il presbiterio e il coro. il prospetto ed i fianchi sono in stile lombardo-bizantino a bifore e trifore ornate con colonne in pietra di Val di Sole. L’interno è decorato con fregi bizantini policromi a fresco, il soffitto è a volta centinata, l’altare maggiore è in pietra di Chiampo con dorature, colonnine e rimessi in marmi della provincia di Vicenza.
Chiesetta seicentesca, situata al culmine del Colle dei Pasta nel piccolo comune di Torre de’ Roveri, è collegata al nobiliare Palazzo Frizzoni.
Contiene pitture di Pietro Baschenis e reliquie tra cui il legno di Santa Croce. Luogo senza tempo immerso nella natura delle colline bergamasche. Non si ha la certezza sulla data in cui la chiesa venne costruita, ma era già esistente quando i nobili Pasta acquistarono la tenuta del colle, che da loro prese il nome. La chiesa, posta in località Colle Pasta, è circondata da un ampio prato. La facciata è preceduta da un portico a due spioventi con struttura in legno poggianti su colonne in arenaria. Il sagrato che precede la chiesa è pavimentato ed è più basso di due gradini rispetto al prato circostante, è inoltre delimitato da un parapetto in pietra. La facciata vera e propria è intonacata ed ospita un portale in pietra affiancato da due finestre, una per parte, con contorno in arenaria. Sopra il portale è collocata una nicchia con altorilievo raffigurante S. Cristoforo in preghiera. Internamente, presenta un’unica navata a pianta rettangolare e ospita a sinistra una nicchia con la statua ed è coperta da una volta ad arco ribassato. Un ingresso posto a sinistra del presbiterio conduce alla sagrestia.
La presenza di Arcabas a Torre de’ Roveri affonda le proprie radici nell’incontro tra due uomini, don Emilio Brozzon i , l’iniziatore di Aeper e Jean Marie Pirot , in arte Arcabas . Il loro legame ha nutrito ogni progetto comune, ogni idea condivisa, ogni sogno. Grazie alla loro amicizia sono nate la chiesa della Resurrezione al Pitturello di Torre de’ Roveri (BG) e la cappella della Riconciliazione presso l’agriturismo La Pèta di Costa Serina (BG). Nella Chiesa della Resurrezione a Torre de’ Roveri , frequentata ormai da decine di migliaia di persone in laboratori di ricerca, Arcabas ha realizzato il noto ciclo pittorico “ I Pellegrini di Emmaus ” negli anni 1993-1994, riconosciuto anche dalla critica come una delle sue migliori opere. Con questa straordinaria e meravigliosa chiesetta, Arcabas ha portato una ventata di aria fresca che permette di assaporare il gusto di una bellezza che affascina, rallegra il cuore e si avvicina con fiducia alla persona umana. La chiesa della Resurrezione ospita, oltre al ciclo di Emmaus, numerosi altri quadri sempre opera di Arcabas: La Resurrezione : quadro imponente che riempie tutta la parete sinistra della chiesa, seguendo la curvatura della parete stessa, del quale si resta incantati dalla bellezza degli angeli e dalla delicatezza delle tre donne che giungono al sepolcro; la Mamma del Buon Consiglio : sulla parete a destra dell’altare, meravigliosa Madonna con Bambino, quadro nel quale Arcabas riprende anche l’elemento della civetta, simbolo della luce che vede nelle tenebre; l’Annunciazione : sulla parete a sinistra dell’altare, con una splendida Maria di Nazareth ed un personaggio molto caro e frequente in Arcabas: l’angelo; infine anche I Poveri nel Vangelo e la Trasfigurazione : opere composte da diverse scene, nelle quali Arcabas gioca molto con i colori e con l’oro, elemento fondamentale nella sua pittura e solitamente simbolo della presenza del divino. ARCABAS – BIOGRAFIA Jean Marie Pirot , in arte Arcabas, è nato in Franca (in Lorena) nel 1926 . Artista eclettico, ha usato la sua straordinaria vena artistica per creare dipinti, sculture, incisioni, mosaici, vetrate. Uomo di profonda fede, sostiene di essere uno strumento nelle mani del Signore. I suoi quadri parlano. Trasmettono quei messaggi che egli, come ‘strumento’, sente di dover e voler condividere con noi. Egli dice che si può conoscere un uomo dai suoi pensieri e dalle sue azioni, che lo riflettono come uno specchio. A questo riguardo, l’opera d’arte è esemplare: specchio per il suo autore, sa essere rivelazione discreta, ma efficace e sicura, dell’intera Creazione. Per Arcabas, l’arte è una nuova forma di creazione, è l’utilizzo di una materia profumata di terra e di cielo di cui si servono quegli imitatoti appassionati ed ingenui che sono gli artisti, ai quali (ne sono certo, dice Arcabas) Dio concede il suo sorriso e la sua tenerezza. Nessuno può rimanere indifferente davanti alle sue opere, che davvero sanno parlare al cuore, che sanno parlare di fede e trasmettere l’amore di Dio meglio di tanti testi e di tante parole. Arcabas e sua moglie Jaqueline (scomparsa nel 2017), hanno vissuto per trent’anni a Saint Pierre de Chartreuse, nell’Isère, a una manciata di chilometri dalla Chiesa di St. Hugues de Chartreuse, un museo vivo che racchiude moltissime opere che l’artista ha donato e che costituiscono tre diversi, incredibili cicli capaci di raccontare le diverse età dell’artista. “A mio rischio e pericolo mi sono dichiarato pittore”, dice Arcabas.
Nel 1965, durante i lavori di aratura nella proprietà di un vivaio situata in località Casale, affiorarono sulla sponda destra del torrente Zerra numerosi frammenti di laterizi, scarti di lavorazione ferrosi e reperti lapidei. Dopo vari sopralluoghi i resti sono stati ritenuti appartenenti a una probabile fornace romana di laterizi databile al I secolo d.C. I frammenti grandi e piccoli appartengono a tegole, piane e curve, e a mattoni di notevole spessore, a settore circolare per colonne o con doppia scanalatura. Sono stati anche rinvenuti in superficie una pietra di macina in serizzo a grossa grana, masse informi di laterizi con tracce di fusione vetrose o porose e scarti di produzione, indizi significativi per l’identificazione della fornace. Sotto il coltivo, inoltre, è stato rilevato un deposito argilloso, su cui si impostavano le strutture murarie: dai banchi d’argilla si estraeva la materia prima e le acque del torrente servivano per le vasche di decantazione della terra, depurata dagli inclusi più grossolani.
Nel cuore dell'antico centro storico di Torre de' Roveri si trova Villa Astori, una villa patrizia settecentesca ubicata in posizione pedecollinare. Il parco che la circonda è di raro sapore antico con alberi secolari di specie pregiate, pergolati e passeggiate. La Villa si affaccia su questo meraviglioso verde incontaminato, per goderne la vista, la pace e l’aria salubre.