Con questo termine si alludeva al complesso edificio situato sul territorio comunale al confine con il Comune di Albano Sant’Alessandro. Probabilmente venne chiamato con quel nome perché nella parte di proprietà dei signori Galimberti, compresa tra le quattro torricelle circolari, c’è un autentico palazzo medioevale. Visto in lontananza, proprio per la presenza delle torricelle, sembra una fortezza costruita a scopo difensivo. Probabilmente è stato ristrutturato o ricostruito verso la metà del XVIII secolo. Le facciate esterne sono fortificate. La facciata interna è impreziosita da un portico sostenuto da eleganti colonne in stile dorico. Nel cortile è tutt’ora esistente il vecchio pozzo in pietra. Il viale di accesso si trova sul lato sud-ovest, mentre una volta si trovava sul lato nord-est, di cui rimane un elegante cancello sostenuto da bei pilastri in pietra bugnata.
La Chiesa sembra risalire al X secolo; fu ricostruita e affrescata più volte nel corso dei secoli. I lavori per la costruzione dell’edificio attuale iniziarono nel 1902 con la benedizione del vescovo Guindani. La chiesa fu progettata dall’architetto Piccinelli e condotta a termine dall’architetto Fornoni. La chiesa fu dedicata a S. Evasio vescovo e martire, patrono del paese di Pedrengo, festeggiato il 10 maggio. La facciata è in stile eclettico: il portico è sorretto da colonne corinzie in pietra artificiale; è adornata da statue inserite nelle nicchie, opera del Barbieri e di Archenti. All’interno, la chiesa conserva tele raffiguranti una Madonna e Santi firmata Giacomo Anselmi; una Crocifissione e una Sacra Famiglia attibuite rispettivamente al Cavagna e al Ceresa; una tela con Madonna, Bambino e Santi, situata nell’ancona centrale attribuibile al Pordenone.
Costruito all’inizio del 1800, è stato la residenza dei nobili De Gout, proprietari di molti terreni in paese. Alla fine dell’800 la villa ed alcuni terreni furono acquistati dalla facoltosa famiglia dei Donadoni di Alzano. Il palazzo, la cui facciata principale è rivolta a ovest, si può definire di stile neoclassico. Tre gradini di pietra di Sarnico conducono all’ampio ingresso, dove uno scalone in pietra di Mapello porta al piano nobile.
Un balcone con vista sul giardino sovrasta l’ingresso. Sopra le ampie finestre sono disposti fregi circolari che hanno come motivo ornamentale delle figure in rilievo.
L’ingresso della villa è sempre stato in via Giardini. Sui pilastri della cancellata centrale spiccano due statue raffiguranti Diana e Apollo.
I Donadoni usavano la villa in particolare nei periodi di caccia per essere vicini all’uccellanda, che era ubicata in una delle loro proprietà, nella località detta “La Colombera”.
La chiesetta della Madonna del Buon Consiglio, risale al XVII secolo e fu costruita a seguito del contagio di peste del 1630.
La villa è situata in via Giardini sulla vecchia strada per Seriate. I Signori Berizzi, nel 1826, acquistarono la villa dai Conti Seminati e fu utilizzata come villa di campagna. Il complesso era formato dall’abitazione principale, dalla casa del colono e dal terreno che arrivava fino al fiume Serio. L’abitazione era divisa in due parti : si nota ancora oggi infatti la differenza degli stili. La parte più antica ha una sequenza di logge aperte, l’altra, che dà direttamente sulla via, risale alla fine del 1700. La masseria, oggi ristrutturata ed adibita a mini alloggi, aveva portici delineati da ampi archi. E’ stata una delle più antiche dimore signorili sorti in epoca tardo medioevale.
Edificio di stile neoclassico tipico della seconda metà del 1700 e dei primi del 1800. La facciata si presenta suddivisa in tre zone: una zona centrale a tempio, con quattro semicolonne poggianti su un piano terreno bugnato, sovrastata da un timpano triangolare.
Le cornici delle finestre e i pilastri della cancellata sono in stile settecentesco. La villa fu acquistata dal Comune di Pedrengo, che aprì il parco al pubblico e utilizzò una parte dell’edificio come sede scolastica. La parte del palazzo più antico fu ristrutturata ed è utilizzata come sede della Biblioteca Comunale; durante i lavori di restauro di quest’area furono rinvenuti affreschi attribuibili al Borromino (1756 – 1839).
La villa fu costruita come residenza di villeggiatura dai nobili Sottocasa tra il 1702 e il 1705, i quali affidarono la costruzione dell’edificio a Nicolino Caleppio, architetto bergamasco che si occupò del disegno dell’edificio, delle decorazioni della facciata e del progetto del cortile antistante con viale d’accesso. Presenta una pianta a U con una grande corte interna delimitata da una cinta muraria semicircolare e un grande cancello. Il cortile dell’edificio è preceduto da un solenne ingresso a tre archi con semicolonne e con una trabeazione che regge due sfingi adagiate contro una grande targa barocca che riporta lo stemma della nobile famiglia. All’interno dell’edificio si trovano numerosi saloni. Un grande giardino si estende nella parte posteriore. Tutti i locali hanno decorazioni in stucco di scuola barocca. Tutto ciò che arredava la villa fu venduto in un’ asta pubblica nel 1968. La villa oggi è di proprietà privata.