La vecchia chiesa della Valle del Fico, “S. Carlo”, già nell’Ottocento era ritenuta del tutto inadeguata alle esigenze religiose della contrada, esigenze che continuarono a crescere. Così, alla fine degli anni Sessanta del Novecento, tutta la contrada decise per la costruzione di una nuova chiesa. Il terreno su cui fu costruita, fu donato da Giacomo Luigi Locatelli. La nuova chiesa è dedicata alla “Madonna della campagna”, perché a lei gli agricoltori vollero affidare la protezione dei loro terreni, fu ufficialmente inaugurata nel 1977. All’interno, a destra del presbiterio rialzato, si ammira un ampio affresco a tempera, opera dello scultore Piero Brolis di Bergamo, che lo eseguì nel 1976. Quadro maestoso, che al di là delle indubbie qualità artistiche, traduce in immagine descrittiva i motivi che giustificarono la dedica della chiesa. (PH. ©Foto A. Finazzi)
Non si hanno notizie certe sull'antica storia della Chiesa di S.Michele, ma si può supporre che risalga al X-XI secolo, stessa epoca dell'adiacente castello. Posta sull'omonimo colle, si presuppone che in antichità “ fosse un piccolo oratorio annesso all'antico castello feudale di proprietà del vescovo di Bergamo e che, verso la fine del quattrocento, fu ceduta dai proprietari del castello ad uso di chiesa pubblica in sostituzione dell'ancor più antica chiesa di S.Vito.” Dal 500 al 800 la chiesa è sottoposta a una serie di lavori di ampliamento, abbellimento e restauro fino a presentarsi con una pianta a navata unica e una sola porta di accesso posta sul fondo, sul lato ovest. In particolare, si abbellirono i tre altari interni con affreschi e stucchi, le volte e le pareti con affreschi della Passione di Nostro Signore, della B.V.Maria e di San Michele. Dal 1927 al 1928 nuovi lavori interessarono la chiesa, che la portarono alla completa trasformazione: più ampia per l'aggiunta di una nuova campata ovest, una nuova cupola sopra il presbiterio, un nuovo ingresso laterale a sud e nuove generali decorazioni interne (andarono però perse tutte le decorazioni sei-settecentesche). Grandiose sono la facciata a due ordini sovrapposti, il portale e la balconata in pietra di Zandobbio e la settecentesca scalea in pietra arenaria. All’interno risalta la pala centrale dell’Assunta del 1652 e due pale di artisti veronesi oltre ad altri dipinti di artisti bergamaschi tra cui Carlo Ceresa ed Enrico Albricci. Gli stucchi più antichi sono di Muzio Camuzio e la decorazione generale viene rinnovata nel 1926, causando la perdita di affreschi settecenteschi. L’organo è un Bossi del 1850. Il campanile è del 1755: tra i più mirabili della diocesi presenta nel basamento un bassorilievo campionese. Cit" Libro "Castello e Chiesa di San Michele", Gruppo Storico Chiuduno, 2008, 67-75 (PH. ©Foto A. Finazzi)
Non è semplice descrivere i vari passaggi costruttivi che hanno portato, nel corso dei secoli, alla configurazione dell’attuale chiesa parrocchiale.
È sicuro che nel Settecento nacque la necessità di costruire una nuova e più ampia chiesa, visto che sia S. Michele sia S. Maria De Lorino erano ormai insufficienti alle esigenze religiose del paese. I lavori di costruzione iniziarono nel 1710 per opera del parroco Venturino De Bonomis e nel 1732 l’edificio, a pianta rettangolare con abside volta nord, era certamente ultimato. Ma neanche a un secolo dalla costruzione, si resero necessari alcuni ampliamenti, visto che la nuova parrocchiale risultava insufficiente rispetto al numero dei fedeli della parrocchia. L’ampliamento iniziato nel 1832 fu portato a termine nel 1838: la costruzione delle navate laterali, pur giovando alla capacità della chiesa, ne sminuì l’unità stilistica. Due successivi interventi, completarono la pianta attuale: nel 1867, la chiesetta di S. Giuseppe, e nel 1946, la “penitenzieria” degli uomini.
L’interno della Chiesa, costituito da una navata centrale e due navate laterali, è di notevole suggestione. Le decorazioni, eseguite da Fermo Taragni attorno agli anni 1921-26, contribuiscono a rendere l’interno slanciato ed accogliente. Vi collaborarono i pittori Dante Piazzalunga e Pietro Servalli.
Della prima metà del XIX secolo sono due tele di notevoli dimensioni, opere del pittore milanese Francesco Corneliani, poste sulla parete di fondo della navata centrale. Le quattro cappelle laterali sono della prima metà del settecento. (PH. ©Foto A. Finazzi)
Il castello di Chiuduno deve essere ritenuto uno dei più antichi, documentati (alcuni documenti ne testimoniano l’esistenza prima del 1000 d.C.), di tutta la Bergamasca. Il Castello sorge in posizione elevata, sopra il quartiere di San Michele, il più antico dell’intera borgata. In un documento del novecento si menziona il “Castellum de Clauduno”, abitato dal vescovo Reginfredo. Tale fortezza rimase per molti anni proprietà dei vescovi di Bergamo. (PH. ©Foto A. Finazzi)
Questo piccolo oratorio, meglio conosciuto come “chiesetta ai Portici Manarini” , è risalente al Cinquecento. Nei primi decenni del Settecento, un membro della famiglia Lupi, Donato Filippo, la restaurò e la dedicò alla B. V. Maria.
Un recente ed attento restauro ha permesso di riportare l’oratorio della “presentazione della B. V. Maria” alle originarie condizioni. L’oratorio presenta facciata piana semplice: la facciata rivolta a sud è caratterizzata dal portale di pietra arenaria, fiancheggiato da due finestre rettangolari profilate da cornici di pietra di Sarnico, come la finestra ovale alla sommità della facciata stessa. (PH. ©Foto A. Finazzi)
Poche le notizie certe riguardo alla costruzione di questo antico oratorio privato chiudunese. Si presenta a pianta rettangolare, la semplice facciata piana, presenta un piccolo portale d’accesso di marmo con due finestre laterali quadre profilate da cornici in pietra di Sarnico e sovrastante finestra semiovale. Meglio conosciuta come “chiesa della Valle del Fico”, ha assunto per secoli il ruolo di chiesa officiante dell’omonima contrada. (PH. ©Foto A. Finazzi)
Questa piccola chiesa di campagna, edificata nell’Ottocento da Giuseppe Valli, era inizialmente dedicata a S. Giuseppe sposo della B.V. Maria. Nel 1929 fu, grazie al Cav. Gerolamo Finazzi, ampliata e restaurata e trasformata in “Oratorio” e fu dedicata a S. Fermo.
L’oratorio, di proprietà privata, con piccolo altare e sovrastante ancona è arricchito da un piccolo campanile laterale. (PH. ©Foto A. Finazzi)
Fuori dall’abitato di Chiuduno vi è una località denominata “brugali”. Tale toponimo, dal termine celtico “Brüc o brüg”, viene a definire zona o campi incolti, brughiera.
In questa zona sorge un edificio patrizio, con relativi corpi rustici, da sempre conosciuto come i “Brugali”. La proprietà di tale complesso “domenicale” è da legare a varie nobili antiche famiglie bergamasche: i Valle, i Mosconi e i Brembati.
I “Brugali”, antico centro di un’unica vasta proprietà terriera, hanno da sempre svolto il duplice compito sia di abitazione padronale sia di edifici adibiti a specifiche funzioni di servizio agricolo. Questa duplice funzione è facilmente riscontrabile nella lettura architettonica del complesso: accanto ad un corpo principale, ritroviamo due ali minori laterali, il tutto a formare una pianta planimetrica a “U”, con centrale ampio cortile e giardino.
Il corpo residenziale centrale, risalente al XVII° secolo, è stato oggetto di notevoli ristrutturazioni ottocentesche. Alcune sale al piano terreno, sono a volta e presentano decorazioni ottocentesche in parte integrate con recenti affreschi. Interessante una sala con pregevole e raro soffitto a volta ottagonale. (PH. ©Foto A. Finazzi)
Il grosso edificio, costruito a mezza costa nella prima metà dell’Ottocento, ingloba, in una struttura con pianta a U, una torre medioevale di pietre regolari, che doveva collegarsi al sistema fortificato del castello che sorge più in alto. L’altezza del corpo di fabbrica principale, sopra il terrazzo che è collegato all’androne, è di tre piani. A un livello inferiore, determinato dalla pendenza del terreno, vi è un corpo a L che, al piano della strada, presenta un’interessante scuderia: un ambiente a tre navate, con volte su colonne. Dal cortiletto adiacente, una lunga scala interna consentiva di accedere al piano principale della villa, costituito dalle sale poste attorno al terrazzo superiore. A valle vi è un giardino recinto.
(PH. ©Foto A. Finazzi)
L’edificio centrale a tre piani, semplice nella struttura e in stile neoclassico, fu costruito all’inizio dell’Ottocento. Successivamente, alla fine dell’Ottocento, la facciata fu arricchita da un caratteristico ingresso con pilastri bugnati e sovrastante balcone ed ingentilita con decorazioni. All’interno, attraverso un ampio atrio a volta, ornato da due nicchie con statue, si accede ad alcune sale con soffitti decorati ad affresco.
Adiacente il lato orientale vi sono delle costruzione tardo ottocentesche, forse le vecchie scuderie. La parte occidentale della tenuta è invece occupata da un magnifico parco. (PH. ©Foto A. Finazzi)
L’area tra Carobbio degli Angeli e Chiuduno ha restituito sin dall’Ottocento dei reperti archeologici che testimoniano un insediamento preistorico, ubicato lungo un’importante via di transito.
La villa è composta da un corpo padronale settecentesco – con pianta ad U, portico, loggiati e giardino all’italiana – che presenta una facciata scandita in tre parti dal grande frontone curvilineo e da un insieme di edifici rustici che inglobano i resti del castello medioevale: di queste strutture restano riconoscibili resti di torri, finestrelle ad arco ribassato e buche da balestra. All’interno vi è una cappella.
(PH. ©Foto A. Finazzi)